Il 21-03 scriveva rispondendo a un lettore questo:
La fiammata è stata alimentata dalle dichiarazioni un tantino spensierate di ieri di Powell alla NABE.
Questo ha comportato una revisione delle aspettative sui tassi ufficiali, e di conseguenza sui rendimenti dei Treasury.
Aggiungiamoci pure una certa compiacenza da parte degli investitori, a giudicare dall'afflusso record verso l'ETF "TLT" la scorsa settimana: 1.6 miliardi di dollari per il più grosso bond ETF in circolazione.
C'é caccia ai minimi, su questo fronte... segno che il bottom non è ancora stato conseguito.
Sono davvero curioso di verificare cosa succederà sui rendimenti a lunghissima scadenza, una volta raggiunta la resistenza che si delinea fra il 2.65 ed il 2.80%. Ci siamo quasi.
Come ricorderanno i lettori più anziani, ogni volta che questa soglia è stata toccata, il costo del denaro ha dimostrato aver raggiunto livelli insostenibili. Una recessione globale o localizzata si è manifestata di lì a breve.
Credere che, nel contesto macro corrente, i tempi siano maturi per un'inversione di tendenza, richiede senza dubbio un certo sforzo. Tutto può essere: l'inflazione negli USA procede verso il +10%, ed un break dei rendimenti nominali può manifestarsi più (soprattutto) per la componente inflazionistica, che non per la componente reale.
Ma se dovessimo non tornare indietro, a questo/quel punto, e rompere questo diaframma che regge da decenni; saremmo in presenza di una svolta epocale di cui credo tutti qui si rendono perfettamente conto.
Potrebbe dirci che cosa si aspetta a questo punto visto che il 30Y ha superato il 3%? Ritiene che potrebbe avere un senso iniziare ad accumulare le posizioni magari frazionando gli acquisti da qui ai prossimi 12 mesi con una sorta di PAC?
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