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Giro un articolo di Fubini (giornalista serio , l'ho conosciuto, del Corriere della Sera). A me ha fatto sobbalzare.
Se ha ragione, che strategia di portafoglio (a parte riempirsi di oro, magari fisico?).
Spero tu abbia voglia di leggerlo. Leggi la risposta...
Ho condiviso le perplessita sul trade post trump e le analogie col 2016.
Un ex collega gestore mi ha eccepito che la manovra di oggi è molto piu ampia di quella del 2016... Leggi la risposta...
Come ben sai dalle mail che periodicamente ti invio, condivido con sempre maggior distinguo la tua visione assolutamente critica e negativa circa lo stato dell’arte dell’economia italiana e, di conseguenza, anche dei conti pubblici.

Mi sembra che i dati che mese stanno uscendo iniziano a delineare e contorni di un Paese che non è così fragile come i Mercati, attraverso l’indicatore principe dello spread BTP/BUND, e le tue note periodiche (nonché gli outlook semestrali) lo valutano.
Alcuni dati di fatto di questo primo trimestre 2019:
La domanda estera netta ha tenuto, nonostante il forte rallentamento congiunturale del commercio mondiale;
La produzione industriale è in ripresa a ritmi almeno pari a quelli medi europei;
La posizione patrimoniale netta sull’estero è, di fatto, tornata in pareggio, grazie al persistente flusso di Partire Correnti molto positive.
I costi relativi della nostra produzione in costante miglioramento, grazie ai prezzi alla produzione ed al consumo che crescono, come avviene oramai dal 2014, a ritmi molto più bassi di quelli dei ns competitori Area Euro;
Rimane (o forse rimaneva) un unico vero unico grande Enigma sui nostri dati macro: la stagnazione, oramai più che ventennale, della Produttività del lavoro e dei Fattori produttivi, soprattutto se raffrontata a quella degli altri 3 Grandi Paesi Euro Area.

Un piccolo studio (premessa di un Paper che gli autori sembrano avere in lavorazione) del Centro Studi Confindustria squarcia il velo su questa materia, circa le incongruenze e le disomogeneità delle rilevazioni statistiche nazionali ed europee e, forse, getta una bella luce per risolvere il “Conundrum”.

Ti lascio alla lettura del documento e leggerò con molta attenzione i tuoi eventuali commenti. Leggi la risposta...
Le faccio questa domanda. Ora la problematica cha abbiamo oggi sui mercati ha come catalizzatore la fuoriuscita della Grecia e il conseguente rischio contagio. Il fatto di essere potenzialmente rialzisti sui mercati implica una soluzione positiva della questione e come soluzione positiva si può pensare al fiscal compact, che richiede comunque tempo e che potrebbe essere visto positivamente dai mercati ma che visto l'egoismo dei singoli stati mi sembra lontano (certo che se si prende una persona e la si mette con la testa in giù fuori dalla finestra al 30° piano, è possibile cambiare idea velocemente, cito scena di un film!!), oppure come alternativa la Germania accetta di essere più flessibile nelle sue "impartizioni di austerità", cosa mi pare del tutto improbabile e che d'altronde potrebbe non essere presa benissimo dai mercati, che lo potrebbe considerare un esempio possibile da seguire da parte di altri paesi. Ora, perché essere rialzisti sui mercati? Ovvero, c'è un altro evento catalizzatore che non considero (che ne so, BCE prestatore di ultima istanza o altro del genere) oppure i "mercati" vogliono questo scompiglio per comprare e comunque (sempre i "mercati") non vedono problemi di questo tipo?
Infine, dai suoi diversi strumenti di analisi tecnica, qualcuno oggi conferma l'ipotesi rialzista, non so l'ipervenduto (anche se sappiamo che se c'è ipervenduto una ragione ci sarà...) o altro ancora?
ed infine, appurato che un'inversione di tendenza mi pare che lei la considera sotto il 20% dai massimi, diciamo che l'eurostoxx ormai c'é, mentre dax e sp500 no, quando lei ritiene che il campanello suoni veramente l'allarme, per esempio tiene in considerazione l'andamento delle 20 principali borse del mondo, piuttosto che la correzione sull'msci? Leggi la risposta...
Nel passato avevamo idee molto più chiare sull'andamento dei tassi rispetto o in funzione dell'economia. Tassi bassi in fase recessiva per fungere da stimolo e poi risalite graduali in fase di espansione per accompagnare la ripresa ed evitare crescita di inflazione.
In altre parole il mercato obbligazionario fungeva anche da segnale anticipatore per il mercato azionario.
Dal 2007 ed ancor più con la crisi dei paesi europei abbiamo imparato a convivere con il rischio credito anche nel segmento del debito sovrano dei paesi occidentali e soprattutto del nostro. È di questi giorni la risalita del famoso spread con il bund tedesco ed il riaumento dei nostri tassi decennali.
La mia domanda è:
Così come in questa fase recessiva ad una discesa generale dei tassi europei (cfr: bund) e americani ( bond usa) percepiti privi di rischio sta corrispondendo l'innalzamento dei tassi nostrani, ad una ripresa successiva dell'economia come si comporteranno i nostri tassi (cfr btp decennali) rispetto a quelli privi di rischio (teoricamente in salita )?
Cosa prevarrà: la diminuzione di rischio percepita o il controllo dell'inflazione?
Se potesse anche graficamente tracciare un percorso BTP BUND per i prossimi due/tre anni a partire da Maggio 2012 presupponendo una soluzione europea di maggior equilibrio senza traumatiche scissioni di paesi o valute a partire dal 2013 , come vedrebbe l'evoluzione dei nostri tassi?
L'acquisto di BTP decennali in fasi delicate come queste a prezzi bassi di "tensione" potrebbe rivelarsi interessante anche in fase di ripresa economica conclamata o solo fin nella fase in cui saranno avvertiti meno i pericoli e che precederà speriamo una ripresa? Leggi la risposta...
Potrebbe riassumere i vantaggi che si otterrebbero attraverso un'armonizzazione fiscale? Leggi la risposta...
Nell'outlook semestrale dice che gli USA presentano uno dei saldi primari di finanza pubblica più pesanti, pari al 6% del Pil. Quindi tenendo conto che il Pil USA è circa 15 trilioni di dollari, il saldo primario, e quindi il deficit, vale circa 1 trilione di dollari, enorme.
Ho letto un articolo in un blog, con tutte le riserve di affidabilità del caso, dei primi di agosto in cui specifica che il debito federale è al 98% del Pil, ma non è l'unico debito esistente, tiene conto anche del debito delle amministrazioni pubbliche, quindi si arriverebbe al 118% del Pil, quasi al pari dell'Italia. E anche il deficit sottolinea che sarebbe ben più pesante del 6%.

Può fare un approfondimento al riguardo? Leggi la risposta...
A pag. 21 dell'Outlook semestrale, dice che la tendenza dei MP verso e oltre i livelli medi storici non è garantita fino a quando ci sarà una politica monetaria accomodante. Con questo vuole dire che, fino a quando l'aumento dei profitti dipende dalla svalutazione del dollaro, questo non si potrà considerarsi strutturale in quanto causato dalla liquidità immessa e non da un aumento del Pil?

A pag. 23, lo studio di Citigroup, ha confrontato il P/BV e il peso del governo nell'economia, che hanno una relazione inversamente proporzionale nel 74% dei casi. Quindi, in tal caso, una riduzione della spesa pubblica, farebbe molto probabilmente aumentare il P/BV.
Però ci dovrebbe essere il rovescio della medaglia, cioè che, questo comportamento sarebbe deleterio nei riguardi della crescita. Ridurre la spesa pubblica, raffredda l'economia e soprattutto attualmente rischierebbe di accelerare il cammino verso un'eventuale recessione.

Questa considerazione spiega, forse, perché azionario ed economia non vanno sempre di pari passo. Leggi la risposta...
Volevo condividere con lei il più banale dei ragionamenti e sapere cosa ne pensa.
Ora se il problema è il debito pubblico e la Grecia abbiamo già (già!!!) visto che è fallita e che i problemi ora si stanno dirigendo verso gli altri pigs Italia in primis e che se l'Italia fallisce trascina con se tutte le banche francesi e tedesche e quindi fallisce l'intero sistema bancario europeo come detto da quel guru del ceo della Deutsche Bank a cui ha fatto seguito mi pare l'altro guru di banca Intesa Sanpaolo seppur in termini diversi, ora non è scontato che partiranno i famigerati eurobond? nel qual caso comprare i titoli di stato italiani durante le fasi di debolezza non può essere una scelta interessante? Leggi la risposta...
Le faccio una domanda che esula forse un po' dal suo campo, ma credo che interessi molti amici/soci del sito.
I tre fornitori di "credit rating" su citati, si guardano bene da dare un rating a USA e Canada. In particolare gli USA tra il debito loro e quello della California, Dio ce ne scampi. Mi pare un "due pesi e due misure", quindi poco seri.
Cosa ne pensa? Leggi la risposta...