Nonostante le performance sfavillanti e diffuse degli ultimi venti mesi di bull market ciclico, in mezzo a 15 anni di bull market strutturale; gli investitori si confermano irrazionali, acquistando in massa fondi obbligazionari e parcheggiando la liquidità.

I mercati azionari si concedono una pausa, in attesa dei dati macro e micro attesi nella seconda metà di questa settimana. Questo non ha impedito ieri sera a S&P500 e Nasdaq di conseguire un nuovo massimo storico: il quinto, per il benchmark americano, questo mese.
La casistica di questo setup naturalmente si restringe, a proposito di quanto si commentava ieri sul Rapporto Giornaliero. Ora dal 1960 sullo S&P500 si contano soltanto 5 precedenti di (almeno) cinque massimi storici conseguiti nel mese di luglio. L’ultimo, risale al 2021: e risulta quello meno benigno, con un picco conseguito soltanto sei mesi dopo, dopo un apprezzamento ulteriore dell’8.1%. Non è che possa andare sempre benissimo...
Non mancano le anomalie in questo contesto altrimenti idilliaco per gli investitori. Ci si aspetterebbe la fila davanti agli sportelli finanziari per la sottoscrizione o acquisto di fondi comuni ed ETF. Ed invece si apprende la sottoscrizione record nel primo semestre di fondi comuni: obbligazionari, però, per quasi 400 miliardi di dollari.
Il bull market azionario resta dunque di appannaggio di una ristretta elite, mentre il mercato obbligazionario, che negli ultimi quattro anni ha fornito una performance complessiva del -10%, cedole incluse; suscita i febbrili entusiasmi delle masse.
Non sorprendono poi comportamenti irrazionali ed autolesionistici: come il classico investitore, a parole avverso al rischio, che rifugge da operazioni ad elevata probabilità di successo; preferendo comprare azioni in caduta libera, o peggio ancora mediare su posizioni in forte perdita, o ancora puntando su asset digitali di cui non comprende esattamente il meccanismo di funzionamento. I mercati sono razionali; sono gli investitori spesso ad essere irrazionali...

Cresce nel frattempo l’attesa per le trimestrali del secondo trimestre. Tutta l’attenzione è puntata sulle megacap tecnologiche, per le quali si prefigura un’espansione dei profitti mediamente nell’ordine del 30%. Per lo S&P500 nel complesso gli utili operativi sono attesi in espansione del 9% rispetto allo stesso quarto dello scorso anno.
Sembra un copione già scritto, ma c’è chi rileva che le sorprese in termini di EPS potrebbero sopraggiungere proprio dallo “S&P 494”. L’indice che pesa tutte le società in egual modo, si muove placidamente all’interno di una congestione triangolare, ben supportato dalla media mobile il cui netto superamento in autunno inaugurò il recente bull market ciclico.
Se si dovesse produrre un break verso l’alto, il segnale di continuazione avrebbe interessanti implicazioni in termini di passaggio di consegne, di rotazione del portafoglio e di estensione della vita residua del bull market.