Per risolvere la crisi bancaria il rimedio è semplice
Wall Street annulla tutti i guadagni del 2023. Le borse dell'Eurozona nel frattempo vantano ancora una performance a doppia cifra percentuale, ma le minusvalenze inespresse sui bond in portafoglio, zavorrano anche il settore bancario del Vecchio Continente.
La notizia è a questo punto è stata commentata da tutti coloro che possono fare sfoggio di erudizione: si è consumato il secondo fallimento più corposo della storia bancaria degli Stati Uniti, dopo il collasso di Washington Mutual nel 2008. Quella di SVB è una storia di rischio idiosincratico (esposizione eccessiva verso un settore, gestione allegra dei rischi, replica degli errori passati) e di sensibilità al deterioramento macro esogeno (aumento brutale dei tassi di interesse indotto dal boom dell’inflazione). Si apprende la volontà emersa nelle ultime ore di procedere a garanzia anche per i depositi di entità superiore ai 250 mila dollari (il 96% del totale), altrimenti non coperti da garanzia FDIC, con l’intento di porre fine alla corsa agli sportelli che era emersa nelle ultime ore. Per chi si occupa di finanza è sempre più sicuro e meno problematico predire un disastro finanziario che non si manifesta, che non escluderne il manifestarsi salvo essere smentito. Ma la sensazione è che da un lato quella di SVB sia una crisi di liquidità ed di profittabilità; dall’altro che altri dissesti si manifesteranno lungo la strada. Il rendimento medio dei depositi bancari negli Stati Uniti, non supera lo 0.5%. Allo stesso tempo i fondi monetari offrono ormai uno yield prossimo al 4.5%. Naturale un esodo dai primi, ed un boom di sottoscrizioni dei secondi. In epoca di eccesso di riserve accumulate presso la banca centrale, questo fenomeno poteva essere trascurato. Ma il QE è storia del passato, e da dicembre i money market fund hanno visto gli asset amministrati salire fin sotto i 5 trilioni di dollari. Il rimedio è semplice: aumentare i tassi di interesse sui depositi bancari. Ma questo pregiudicherebbe la profittabilità: più o meno quanto realizzare le perdite sui titoli in portafoglio, allo scopo di ripristinare gli equilibri con una raccolta in calo. Questo spiega l’intervento delle autorità monetarie e governative, parte del problema. Ma chiarisce come il problema medesimo rimanga sul tavolo. Con il tonfo della settimana passata lo S&P500 praticamente azzera i rialzi del 2023, scivolando alla 15esima posizione nel ranking per performance da inizio anno nel G25; una lista tuttora dominata dai primi quattro indici della zona Euro (Italia, Spagna, Francia e Germania): tutti con saldo a doppia cifra percentuale, unici casi al mondo. La settimana di scadenze tecniche di marzo è tipicamente positiva, anche se la probabilità di rialzo si riduce al 50% quando si sopraggiunge con un saldo negativo, come accade oggi. I mercati hanno fame di rimbalzo ma la finestra stagionale idilliaca si manifesterà soltanto fra 48 ore: dal 15 marzo al 15 aprile Wall Street è salita in 17 casi su 18 nel terzo anno del ciclo elettorale dal Dopoguerra in poi.
Le previsioni di gennaio stanno trovando puntuale riscontro su tutti i fronti: a Piazza Affari, a Wall Street ed a Times Square. Performance in tutti i casi lusinghiere che stridono con le aspettative depresse della maggior parte degli investitori. ... Continua...
Completato il consolidamento atteso fra il 20 febbraio ed il 20 marzo, Piazza Affari riparte ora alla volta dell'obiettivo temporale delineato dalla mappa previsionale: ancora una volta spettacolare nell'anticipare le tendenze della borsa italiana c... Continua...
Si avvia a conclusione la finestra benigna semestrale, accreditata alla fine di settembre di un saldo medio storico superiore al 10%. La performance del 2022-23 supera di poco il 10%, ma si fa ancora in tempo a migliore. Specie alla luce del Panic-E... Continua...
Wall Street annulla tutti i guadagni del 2023. Le borse dell'Eurozona nel frattempo vantano ancora una performance a doppia cifra percentuale, ma le minusvalenze inespresse sui bond in portafoglio, zavorrano anche il settore bancario del Vecchio Continente.
La notizia è a questo punto è stata commentata da tutti coloro che possono fare sfoggio di erudizione: si è consumato il secondo fallimento più corposo della storia bancaria degli Stati Uniti, dopo il collasso di Washington Mutual nel 2008. Quella di SVB è una storia di rischio idiosincratico (esposizione eccessiva verso un settore, gestione allegra dei rischi, replica degli errori passati) e di sensibilità al deterioramento macro esogeno (aumento brutale dei tassi di interesse indotto dal boom dell’inflazione).
Si apprende la volontà emersa nelle ultime ore di procedere a garanzia anche per i depositi di entità superiore ai 250 mila dollari (il 96% del totale), altrimenti non coperti da garanzia FDIC, con l’intento di porre fine alla corsa agli sportelli che era emersa nelle ultime ore. Per chi si occupa di finanza è sempre più sicuro e meno problematico predire un disastro finanziario che non si manifesta, che non escluderne il manifestarsi salvo essere smentito. Ma la sensazione è che da un lato quella di SVB sia una crisi di liquidità ed di profittabilità; dall’altro che altri dissesti si manifesteranno lungo la strada.
Il rendimento medio dei depositi bancari negli Stati Uniti, non supera lo 0.5%. Allo stesso tempo i fondi monetari offrono ormai uno yield prossimo al 4.5%. Naturale un esodo dai primi, ed un boom di sottoscrizioni dei secondi. In epoca di eccesso di riserve accumulate presso la banca centrale, questo fenomeno poteva essere trascurato. Ma il QE è storia del passato, e da dicembre i money market fund hanno visto gli asset amministrati salire fin sotto i 5 trilioni di dollari. Il rimedio è semplice: aumentare i tassi di interesse sui depositi bancari. Ma questo pregiudicherebbe la profittabilità: più o meno quanto realizzare le perdite sui titoli in portafoglio, allo scopo di ripristinare gli equilibri con una raccolta in calo.
Questo spiega l’intervento delle autorità monetarie e governative, parte del problema. Ma chiarisce come il problema medesimo rimanga sul tavolo.
Con il tonfo della settimana passata lo S&P500 praticamente azzera i rialzi del 2023, scivolando alla 15esima posizione nel ranking per performance da inizio anno nel G25; una lista tuttora dominata dai primi quattro indici della zona Euro (Italia, Spagna, Francia e Germania): tutti con saldo a doppia cifra percentuale, unici casi al mondo.
La settimana di scadenze tecniche di marzo è tipicamente positiva, anche se la probabilità di rialzo si riduce al 50% quando si sopraggiunge con un saldo negativo, come accade oggi. I mercati hanno fame di rimbalzo ma la finestra stagionale idilliaca si manifesterà soltanto fra 48 ore: dal 15 marzo al 15 aprile Wall Street è salita in 17 casi su 18 nel terzo anno del ciclo elettorale dal Dopoguerra in poi.