Si sposta sempre più in là nel tempo la tempistica della prima riduzione del costo ufficiale del denaro: l'economia è troppo robusta per abbisognare di sconti. Il mercato azionario ringrazia, quello obbligazionario meno. Ma la negazione della realtà permane.

L’indice manifatturiero della Fed di Dallas, sorprendentemente superiore alle attese ed al dato del mese precedente, conferma la ripresa del settore per l’appunto manifatturiero negli Stati Uniti. Questo sta spingendo gli economisti a rivedere giocoforza le loro aspettative per il resto dell’anno.
Stando all’ultimo sondaggio condotto da Bloomberg, quest’anno il PIL americano si espanderà del 2.1% al netto dell’ inflazione, grazie al contributo fattivo di consumi e spesa pubblica. La tanto paventata recessione esce dalla porta di servizio per evitare imbarazzi agli “esperti”, che però non demordono: una simile prospettiva è preannunciata nel 2025 dal 40% degli interpellati. Una negazione persistente della realtà che può essere spiegata in diversi modi: tentativo legittimo di difendere una reputazione pregiudicata, malafede; o indisponibilità di uno strumentario adeguato ad una realtà radicalmente mutata rispetto al 2019.

Sta di fatto che le previsioni sul taglio dei tassi ufficiali hanno finito per essere pesantemente impattate: una prima limatura del Fed Funds rate a marzo è data ora al 3%, dal 90% di inizio anno; un taglio a maggio è stimato con probabilità trascurabile (24%, dal 95% di gennaio), ed anche giugno è maggioritario (65.5%) ma non più certo. Un intervento distensivo a fine luglio è adesso prezzato all’85%: estremamente probabile. Non di più.
Sarà interessante rivedere queste proiezioni fra uno o due mesi, quando l’economia confermerà l’avvenuta ripartenza, con l’inflazione che a sua volta rialzerà prevedibilmente la testa. A quel punto anche giugno e luglio saranno prezzati via, con la Fed che affronterà l’atroce dilemma di tagliare il costo del denaro il successivo 18 settembre: sei settimane prima delle elezioni. Un intervento che, a quel punto, nonostante le smentite di rito saprà tantissimo di elettoralistico. Ma ormai Powell si è sbilanciato, e nel 2024 taglierà.

Gli indici americani minori nel frattempo confermano la vitalità espressa da S&P500 e Nasdaq: a forte sospetto di condizionamento dalle società ad alta tecnologia. Lo S&P500 equiponderato, in cui cioè ciascuna società pesa per lo 0.2% a prescindere dalla capitalizzazione, è salito ai massimi degli ultimi due anni e si colloca ad un passo da un nuovo massimo storico.
Il Dow Jones a sua volta ha recentemente migliorato i massimi assoluti, ma si colloca adesso a ridosso di una evidente resistenza: dove fra l’altro le due gambe del rialzo partito ad ottobre 2022 si equivalgono in estensione. Il Rapporto Giornaliero di oggi mostra l’obiettivo successivo in caso di sfondamento: ipotesi magari impegnativa nell’immediato, ma che daremmo per scontata nei mesi a venire.