Dal minimo di ottobre 2022 il MSCI World ex USA ha conseguito finora una performance annualizzata del 24%, senza considerare i dividendi. Certo Nvidia ha fatto molto meglio, ma gli investitori non si lamentano. Il punto è ora delineare gli scenari per il futuro.

Si conclude una settimana all’insegna del ritrovato ottimismo; soprattutto in Europa, con gli indici in grande spolvero dopo un mese di luglio gravido di brutte sorprese. A Piazza Affari il FTSE MIB consolida il ripristino della tendenza positiva di breve periodo. Vedremo se la circostanza persuaderà il nostro modello di asset allocation a riassegnare la massima esposizione in Equity.
La narrazione di un mercato dominato e condizionato dalle grandi società tecnologiche americane è non di rado viziata e parziale. Come se negli Stati Uniti non ci siano state centinaia di società un confortante guadagno in questa prima metà dell’anno. Come se il resto del mondo sia rimasto a guardare.
Ed invece si rileva come dal minimo di venti mesi fa, l’indice MSCI delle borse mondiali con la specifica esclusione degli USA, abbia guadagnato un ragguardevole +44% dividendi esclusi: pur sempre una performance su base annualizzata del 24%, che non ci risulta sia così disprezzabile.

Senza considerare che, dopo la notevole risalita degli ultimi giorni, il MSCI World ex USA è tornato a ridosso della massiccia barriera risultata più volte contenitiva nel corso del 2021. Un’area di resistenza che include il massimo del 2007, nonché il livello ove il rialzo partito a marzo 2020, eguagliava il bull market del quinquennio 2009-14. Salirvi oltre spianerebbe la strada fino a 2600 punti, almeno, per una crescita dai livelli correnti quantificabile a spanne in un ulteriore 10%.
Non è abbastanza, a giudicare dal massiccio flusso di denaro che tuttora si dirige verso il reddito fisso, snobbando il mercato azionario. Evidentemente il muro di paura suscita ancora un certo timore, favorendo l’ulteriore crescita delle borse.
Eppure negli ultimi dieci anni il mercato azionario americano ha conseguito uno Sharpe ratio impressionante: 0.75, in termini total return. Il mercato obbligazionario? Non pervenuto, con uno Sharpe ratio negativo (-0.08%), anche considerando le cedole nel frattempo incassato. Insomma, persino in termini risk-adjusted i bond hanno fatto perdere denaro. Un’infatuazione che speriamo possa perdurare, per il bene del bull market.

Nell'aggiornamento di metà anno del 2024 Yearly Outlook, cercheremo di replicare la performance strepitosa di sei mesi fa, e di inizio 2023, delineando gli scenari per i mercati finanziari per i prossimi sei mesi, il percorso più probabile per le borse fino alla fine dell'anno, i target degli indici più noti e le strategie di investimento a più elevata probabilità di realizzazione, sulla base della combinazione di analisi macroeconomica, quantitativa e tecnica.