In un anno l'Eurostoxx50 ha guadagnato ben nove punti percentuali in più rispetto allo S&P500, nonostante l'imminente recessione e una politica monetaria che deve ancora raggiungere il picco dell'aggressività. Cosa anticipa questa sovraperformance per i mesi a venire?

Lo S&P500 torna a sollecitare i 4.000 punti, chiudendo ieri ai livelli più alti dall’inizio di settembre. Energy ancora una volta protagonista, con un rialzo del 3.2% favorito dal ritorno del petrolio sopra gli 80 dollari per barile. A Piazza Affari permane lo stallo, con gli indici che non intendono assecondare gli auspici di correzione dopo un recupero a perdifiato.
Il driver macro del giorno è risultata la prescrizione monetaria dell’OCSE alla Banca Centrale Europea. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, la BCE dovrebbe aumentare il tasso di intervento fino al 4-4.25% a metà dell’anno prossimo, per contenere una crescita dei prezzi al consumo che ancora non manifesta alcuna volontà di ripiegamento. Sarebbe ben più di quanto correntemente proiettato dal mercato per il 2023.
La buona notizia è che, a sorpresa, a novembre la fiducia dei consumatori ha svoltato nettamente verso l’alto, superando le aspettative della vigilia. Questo, oltretutto a fronte di un ciclo economico in Cina che stenta a ripartire, con il conteggio di nuovi casi di contagio da CoViD che ritorna minacciosamente a puntare verso l’alto.
E nel frattempo la curva dei rendimenti “degli economisti” conclama l’avvio del conto alla rovescia che ci separa dalla prossima recessione. Lo spread fra yield a 10 anni e 3 mesi essendosi posizionato sotto la linea dello zero per dieci giorni di fila. Stando al track record post-bellico, una recessione è da prospettarsi mediamente fra dieci mesi. Fosse così, il mercato azionario dovrebbe culminare in primavera.
Forse è questa consapevolezza a dettare le tendenze relative al mercato. Negli ultimi dodici mesi le borse europee hanno nettamente staccato Wall Street, complice un ben differente composizione settoriale. L’Eurostoxx50 è sceso del 9.4%, lo Stoxx600 ha ceduto il -10.1%. Lo S&P500, il 14.5%. Lo spread di performance ha raggiunto vette che non si toccavano da tempo: a ieri l’extra-rendimento delle borse europee – in valuta locale – sfiorava il 9%, in un contesto in cui raramente il premio supera il 5%. Il Rapporto Giornaliero di oggi mostra i più recenti episodi di esuberanza relativa dei nostri listini rispetto a quelli americani: negli ultimi sette anni soltanto altre tre volte l’asticella del 5% è stata raggiunta o superata. È istruttivo rilevare cosa sia successo nei mesi successivi.