Buona parte delle perdite degli ultimi giorni a Wall Street era prevedibile. Resta un problema di fondo, legato ad una strategia all'insegna dell'autolesionismo. Il rischio di recessione è ora prezzato da Goldman Sachs negli USA ad un fastidioso 35%.

A 24 ore dalla fine di marzo, con un calo del 6.3% Wall Street registra il mese peggiore da settembre di tre anni fa. La Casa Bianca resta un elemento di grave imprevedibilità, se non di caos: Donald Trump si dice indifferente ad un aumento dei prezzi delle case automobilistiche straniere per effetto dei dazi doganali. I rumor suggeriscono una manovra nelle intenzioni da 700 miliardi di dollari all'anno, che su 3267 dollari di importazioni dal resto del mondo, comporterebbe un onere medio del 20%.
Secondo Goldman Sachs questo costituirebbe un autentico shock, alla luce di un'attesa da parte del mercato di gran lunga inferiore e ciò, stando alla banca di investimento USA, sarebbe sufficiente ad aumentare il corrente rischio di recessione dal 20 al 35%.

I future prezzano negativamente il disagio vissuto dagli investitori. Dopo un venerdì da dimenticare, concreta appare la prospettiva di replica all’inizio di una settimana percepita da molti operatori come cruciale: si va verso un Down Friday, Down Monday?
Ma, al di là della narrazione, la settimana successiva alle scadenze tecniche di marzo è stata storicamente negativa. Lo S&P500 sta disegnando una bearish engulfing su base trimestrale, ma il suo track record non è così minaccioso (https://tinyurl.com/AGEit198). La curva future del VIX appare vistosamente invertita, con le scadenze brevi che prezzano il panico serpeggiante fra gli investitori. Infine, un sondaggio della CBS misura al 42% gli interpellati che realizzano un peggioramento della loro situazione finanziaria, rispetto al 28% di inizio anno. Trump ne prenderà atto?
Dulcis in fundo, i listini internazionali non prezzano una vera e propria guerra commerciale, proponendo performance azionarie di gran lunga migliore di Wall Street. La ferita è perlopiù autoimposta.

Ciò non toglie che le incertezze siano superiori al tollerabile. I sondaggi lascerebbero trapelare un eccessivo quanto persistente pessimismo, che in ottica contrarian sarebbe da salutare con favore. Ma secondo la stampa specializzata (https://tinyurl.com/AGEit199) gli investitori starebbero facendo incetta di azioni ed opzioni. Quello che si fa, assume maggiore rilievo rispetto a quanto si dichiara.
Venerdì sera il FOMC Watch prezzava ben tre tagli dei tassi ufficiali da qui a fine anno: uno in più rispetto ad appena dieci giorni fa. Tuttavia non siamo così convinti che Powell agirà a maggio, alla luce di dinamiche sgradevoli che vanno emergento sul fronte dei prezzi al consumo. Tutto sommato riteniamo ancora appropriato mantenere una esposizione azionaria inferiore al benchmark, come suggerito dalla fine di novembre. La situazione è deteriorata ma non del tutto negativa, sebbene le prossime ore possano far registrare una variazione del quadro strategico, in un senso come nell’altro.