Il sentiment depresso pone un freno alle vendite sul mercato
Utili boom rispetto ad un anno fa non prevengono la delusione degli investitori. Stiamo passando da una fase brillantemente direzionali, ad un periodo di decantazione fatto di discese deprimenti e risalite esaltanti. Questo, fino al timing della ripartenza indicata nell'Outlook semestrale.
Il classico rimbalzo del martedì. Dopo un inizio di ottava deprimente, le borse mettono a segno un recupero che però lascia l’onere della prova ancora ai compratori. Questo vale in modo particolare per le piazze del Vecchio Continente, che devono recuperare e neutralizzare le rotture appena sperimentate. Non vale per Wall Street, ancora una volta rimbalzata efficacemente sull’argine offerto dalla media mobile a 50 giorni: un trade decisamente efficace, quest’anno; con ritorni conseguenti sempre a doppia cifra, come rilevato nel rapporto di ieri. Sicuramente ha giovato un sentiment già deteriorato, a poche sedute dai massimi storici: con il Fear&Greed scivolato in territorio estremo. Come se gli investitori avessero subito un tracollo, e non il solito storno di un paio di punti percentuali. Negli Stati Uniti la stagione degli utili è ancora all’inizio, ma già si incomincia a scorgere una tendenza: quasi l’88% delle società che hanno riportato, ha battuto le stime di profitto degli analisti. Questa è la buona notizia, a fronte di aspettative tuttora elevate. La brutta notizia è che la reazione del mercato conseguente non si è mai rivelata per ora memorabile; a conferma di quanto riportato nell’Outlook semestrale in merito agli effetti per il mercato del conseguimento di tassi di crescita degli EPS superiori al +20% su base annuale. Questo rende il listino azionario ancora vulnerabile nel breve. Il rimbalzo di ieri potrebbe manifestarsi ancora per 24 ore, prima di cedere a nuovi realizzi che potrebbero esaurirsi solo ad inizio della prossima settimana. Il tutto nell’ambito di quel consolidamento che dovrebbe accompagnarci, fra alti e bassi, ancora per diverse settimane. In Italia, reduci dalla capitolazione di lunedì, occorrerebbe a questo punto una chiusura oltre il massimo dell’altroieri, per sentenziare che la liquidazione intervenuta sia definitiva, e destinata a cedere il posto di comando nuovamente ai compratori. Il Panic Index, a tripla cifra, segnala in effetti il conseguimento dalle nostre parti di un sentiment sufficientemente depresso; ma questa è condizione necessaria, e purtuttavia insufficiente a garantire la definitiva ripartenza del mercato.
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Il classico rimbalzo del martedì. Dopo un inizio di ottava deprimente, le borse mettono a segno un recupero che però lascia l’onere della prova ancora ai compratori. Questo vale in modo particolare per le piazze del Vecchio Continente, che devono recuperare e neutralizzare le rotture appena sperimentate.
Non vale per Wall Street, ancora una volta rimbalzata efficacemente sull’argine offerto dalla media mobile a 50 giorni: un trade decisamente efficace, quest’anno; con ritorni conseguenti sempre a doppia cifra, come rilevato nel rapporto di ieri. Sicuramente ha giovato un sentiment già deteriorato, a poche sedute dai massimi storici: con il Fear&Greed scivolato in territorio estremo. Come se gli investitori avessero subito un tracollo, e non il solito storno di un paio di punti percentuali.
Negli Stati Uniti la stagione degli utili è ancora all’inizio, ma già si incomincia a scorgere una tendenza: quasi l’88% delle società che hanno riportato, ha battuto le stime di profitto degli analisti. Questa è la buona notizia, a fronte di aspettative tuttora elevate. La brutta notizia è che la reazione del mercato conseguente non si è mai rivelata per ora memorabile; a conferma di quanto riportato nell’Outlook semestrale in merito agli effetti per il mercato del conseguimento di tassi di crescita degli EPS superiori al +20% su base annuale.
Questo rende il listino azionario ancora vulnerabile nel breve. Il rimbalzo di ieri potrebbe manifestarsi ancora per 24 ore, prima di cedere a nuovi realizzi che potrebbero esaurirsi solo ad inizio della prossima settimana. Il tutto nell’ambito di quel consolidamento che dovrebbe accompagnarci, fra alti e bassi, ancora per diverse settimane.
In Italia, reduci dalla capitolazione di lunedì, occorrerebbe a questo punto una chiusura oltre il massimo dell’altroieri, per sentenziare che la liquidazione intervenuta sia definitiva, e destinata a cedere il posto di comando nuovamente ai compratori. Il Panic Index, a tripla cifra, segnala in effetti il conseguimento dalle nostre parti di un sentiment sufficientemente depresso; ma questa è condizione necessaria, e purtuttavia insufficiente a garantire la definitiva ripartenza del mercato.