Gli investitori USA maldigeriscono lo scenario con la "S"
Il setup bullish maturato ad inizio 2023 è ancora in essere; ma se questa reazione si rivelasse una mero rimbalzo, o non producesse nuovi massimi assoluti, un incrocio verso il basso si renderebbe difficile da scongiurare.
E dire che, come sospirava il Wall Street Journal sabato mattina, sono passati soltanto due mesi da quando JP Morgan sfornò un famoso rapporto in cui dichiarava l’eccezionalismo americano «il più ampio e dominante tema di investimento del 2025». È bastata una correzione soltanto formale a Wall Street, e perdipiù non inattesa, per scuotere gli animi. Soprattutto, gli investitori americani lamentano un grave clima di incertezza. La fiducia delle famiglie è scesa in ciascuno dei mesi successivi alle elezioni di novembre, con la sottomisura delle aspettative crollata a marzo ai minimi dal 2013. Se abbiniamo la nuova impennata delle aspettative di inflazione a 12 mesi, ora al +5.1%, non facciamo fatica a riscontrare la percezione di un contesto macroeconomico che inizia minacciosamente con la lettera “S”.
L’amministrazione Trump cerca di gettare benzina sul fuoco, comunicando i recenti cali dei prezzi di uova, benzina e generi alimentari, con modalità che richiamano l’operato patriottico dei regimi sovietici degli anni Settanta. Ad onor del vero la misurazione è formalmente corretta, ma le aspettative giocano un ruolo chiave: grave è l’incertezza per ciò che attende le famiglie americane dopo la fatidica data del 2 aprile. L’indice che misura l’incertezza generata dalla politica economica negli Stati Uniti, si è impennato in questi giorni a nuovi massimi storici: superiori persino all’angoscia generata dall’11 Settembre, dalla crisi finanziaria del 2008 o dal CoViD19. Il mercato azionario però guarda sempre avanti. Dopo aver corretto gli eccessi precedenti, lo S&P500 ha trovato sostegno esemplare in prossimità del target segnalato fra 5500 e 5550 punti. In caduta libera la volatilità implicita nelle opzioni sull’indice, con il VIX scivolato in un paio di settimane da poco meno di 30, ai 17 punti di ieri: un transito rapido, e non privo di effetti sul piano operativo, come commentiamo nel Rapporto Giornaliero di oggi.
La tendenza positiva inaugurata ad ottobre 2022 è ancora formalmente ben in essere, sebbene il mercato azionario USA non riesca a migliorarsi da inizio dicembre. Ma una correzione era nell’ordine delle cose, dopo un 2024 che al massimo ha concesso un paio di irrilevanti consolidamenti. Adesso l’aspetto essenziale è quello di ripartire senza eccessive incertezze: come evidenzia il rapporto di oggi, il setup bullish maturato ad inizio 2023 è ancora in essere; ma se questa reazione si rivelasse una mero rimbalzo, o non producesse nuovi massimi assoluti, un incrocio verso il basso si renderebbe difficile da scongiurare.
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Il setup bullish maturato ad inizio 2023 è ancora in essere; ma se questa reazione si rivelasse una mero rimbalzo, o non producesse nuovi massimi assoluti, un incrocio verso il basso si renderebbe difficile da scongiurare.
E dire che, come sospirava il Wall Street Journal sabato mattina, sono passati soltanto due mesi da quando JP Morgan sfornò un famoso rapporto in cui dichiarava l’eccezionalismo americano «il più ampio e dominante tema di investimento del 2025». È bastata una correzione soltanto formale a Wall Street, e perdipiù non inattesa, per scuotere gli animi.
Soprattutto, gli investitori americani lamentano un grave clima di incertezza. La fiducia delle famiglie è scesa in ciascuno dei mesi successivi alle elezioni di novembre, con la sottomisura delle aspettative crollata a marzo ai minimi dal 2013. Se abbiniamo la nuova impennata delle aspettative di inflazione a 12 mesi, ora al +5.1%, non facciamo fatica a riscontrare la percezione di un contesto macroeconomico che inizia minacciosamente con la lettera “S”.
L’amministrazione Trump cerca di gettare benzina sul fuoco, comunicando i recenti cali dei prezzi di uova, benzina e generi alimentari, con modalità che richiamano l’operato patriottico dei regimi sovietici degli anni Settanta. Ad onor del vero la misurazione è formalmente corretta, ma le aspettative giocano un ruolo chiave: grave è l’incertezza per ciò che attende le famiglie americane dopo la fatidica data del 2 aprile. L’indice che misura l’incertezza generata dalla politica economica negli Stati Uniti, si è impennato in questi giorni a nuovi massimi storici: superiori persino all’angoscia generata dall’11 Settembre, dalla crisi finanziaria del 2008 o dal CoViD19.
Il mercato azionario però guarda sempre avanti. Dopo aver corretto gli eccessi precedenti, lo S&P500 ha trovato sostegno esemplare in prossimità del target segnalato fra 5500 e 5550 punti. In caduta libera la volatilità implicita nelle opzioni sull’indice, con il VIX scivolato in un paio di settimane da poco meno di 30, ai 17 punti di ieri: un transito rapido, e non privo di effetti sul piano operativo, come commentiamo nel Rapporto Giornaliero di oggi.
La tendenza positiva inaugurata ad ottobre 2022 è ancora formalmente ben in essere, sebbene il mercato azionario USA non riesca a migliorarsi da inizio dicembre. Ma una correzione era nell’ordine delle cose, dopo un 2024 che al massimo ha concesso un paio di irrilevanti consolidamenti. Adesso l’aspetto essenziale è quello di ripartire senza eccessive incertezze: come evidenzia il rapporto di oggi, il setup bullish maturato ad inizio 2023 è ancora in essere; ma se questa reazione si rivelasse una mero rimbalzo, o non producesse nuovi massimi assoluti, un incrocio verso il basso si renderebbe difficile da scongiurare.