Il calo dei rendimenti dei Treasury mantiene sul tavolo la possibilità che la Fed tagli il policy rate di mezzo punto percentuale. L'economia tutto sommato tiene, nonostante i massicci aumenti dei tassi degli anni passati. Di recessione non se ne parla, per ora.
La settimana dell’occupazione negli Stati Uniti è stata inaugurata ieri dal rilascio della disponibilità di nuovi posti di lavoro (JOLTS), proseguirà oggi con la diffusione delle richieste di sussidi di disoccupazione; e culminerà domani con i Non Farm Payroll di agosto. Gli investitori ancora tremano all’idea di quanto occorso un mese fa. Il dato reso noto ieri è risultato inferiore alle aspettative. A questo punto il rapporto fra occupazioni disponibili e disoccupati è sceso a 1.1 volte, dal doppio del 2022. Siamo tornati alle proporzioni, finalmente fisiologiche, di fine anni Dieci, con una riduzione delle pressioni sulle retribuzioni che contribuisce a spiegare il calmieramento dei prezzi al consumo. Ovviamente molti leggono questa stabilizzazione sui livelli massimi del 2019 come grave indizio di una imminente recessione.
Ieri i rendimenti a breve scadenza (2 anni) sono precipitati di 10 punti base. Rispetto al corrente livello del Fed Funds rate lo spread scende ad un nuovo picco: -136pb. In pratica, il mercato sconta complessivamente cinque tagli del costo ufficiale del denaro, con una probabilità non trascurabile del 40% che Powell fra meno di due settimane tagli di mezzo punto percentuale. Giova ricordare che la performance annualizzata del mercato azionario è del 25% nei dodici mesi successivi alla prima limatura del costo ufficiale del denaro, in assenza di recessione. Chi ignora questo dato, lo fa a suo rischio e pericolo. Eventualmente, ne chiederà conto a chi di dovere. Nel frattempo, si va chiudendo la stagione delle trimestrali negli Stati Uniti, quando il 93% delle compagnie ha riportato. Quasi l’80% delle società ha battuto le stime di profitto degli analisti. Per il 2024 il monte utili atteso si prevede in crescita del 10.1% rispetto all’anno precedente; addirittura del 15.3% nel 2025. Si capisce bene la performance dei listini quest’anno...
Un rialzo ora pressoché corale: stando a quanto riporta Sentimentrader, il 100% delle borse sviluppate naviga sopra la media mobile a 50 giorni, e sempre il 100% vanta una media a 200 giorni inclinata verso l’alto. È dalla fine del 2020 che mancava una simile diffusione del bull market. Le implicazioni sono tranchant, come commentiamo nel Rapporto Giornaliero di oggi. Non pochi investitori continueranno a temere una recessione. Dopo la manovra monetaria più restrittiva della storia, una curva dei rendimenti invertita da tempo senza precedenti, il leading indicator negativo da record e la Sahm Rule che invoca attenzione; cosa potrà mai andare giusto?
Il setup bullish maturato ad inizio 2023 è ancora in essere; ma se questa reazione si rivelasse una mero rimbalzo, o non producesse nuovi massimi assoluti, un incrocio verso il basso si renderebbe difficile da scongiurare. Continua...
La correzione dei listini americani non trova riscontro nel resto del mondo. Una ferita autoinflitta, da cui Wall Street sta faticosamente risalendo. Incombono però le prime resistenze. Ma il secondo trimestre si preannuncia ben più confortante. Continua...
Sentiment pesantemente negativo, quello espresso dai piccoli investitori: condizionati pesantemente dal clima di incertezza politica. Confortante il precedente più recente di ottobre 2022. Ma occorre effettuare un esame più rigorosamente analitico. Continua...
Il calo dei rendimenti dei Treasury mantiene sul tavolo la possibilità che la Fed tagli il policy rate di mezzo punto percentuale. L'economia tutto sommato tiene, nonostante i massicci aumenti dei tassi degli anni passati. Di recessione non se ne parla, per ora.
La settimana dell’occupazione negli Stati Uniti è stata inaugurata ieri dal rilascio della disponibilità di nuovi posti di lavoro (JOLTS), proseguirà oggi con la diffusione delle richieste di sussidi di disoccupazione; e culminerà domani con i Non Farm Payroll di agosto. Gli investitori ancora tremano all’idea di quanto occorso un mese fa.
Il dato reso noto ieri è risultato inferiore alle aspettative. A questo punto il rapporto fra occupazioni disponibili e disoccupati è sceso a 1.1 volte, dal doppio del 2022. Siamo tornati alle proporzioni, finalmente fisiologiche, di fine anni Dieci, con una riduzione delle pressioni sulle retribuzioni che contribuisce a spiegare il calmieramento dei prezzi al consumo. Ovviamente molti leggono questa stabilizzazione sui livelli massimi del 2019 come grave indizio di una imminente recessione.
Ieri i rendimenti a breve scadenza (2 anni) sono precipitati di 10 punti base. Rispetto al corrente livello del Fed Funds rate lo spread scende ad un nuovo picco: -136pb. In pratica, il mercato sconta complessivamente cinque tagli del costo ufficiale del denaro, con una probabilità non trascurabile del 40% che Powell fra meno di due settimane tagli di mezzo punto percentuale.
Giova ricordare che la performance annualizzata del mercato azionario è del 25% nei dodici mesi successivi alla prima limatura del costo ufficiale del denaro, in assenza di recessione. Chi ignora questo dato, lo fa a suo rischio e pericolo. Eventualmente, ne chiederà conto a chi di dovere.
Nel frattempo, si va chiudendo la stagione delle trimestrali negli Stati Uniti, quando il 93% delle compagnie ha riportato. Quasi l’80% delle società ha battuto le stime di profitto degli analisti. Per il 2024 il monte utili atteso si prevede in crescita del 10.1% rispetto all’anno precedente; addirittura del 15.3% nel 2025. Si capisce bene la performance dei listini quest’anno...
Un rialzo ora pressoché corale: stando a quanto riporta Sentimentrader, il 100% delle borse sviluppate naviga sopra la media mobile a 50 giorni, e sempre il 100% vanta una media a 200 giorni inclinata verso l’alto. È dalla fine del 2020 che mancava una simile diffusione del bull market.
Le implicazioni sono tranchant, come commentiamo nel Rapporto Giornaliero di oggi.
Non pochi investitori continueranno a temere una recessione. Dopo la manovra monetaria più restrittiva della storia, una curva dei rendimenti invertita da tempo senza precedenti, il leading indicator negativo da record e la Sahm Rule che invoca attenzione; cosa potrà mai andare giusto?