Il 2023 è stato disastroso per il mercato obbligazionario, e benigno nonostante il recente consolidamento per quello azionario. Eppure gli investitori voltano le spalle a quest'ultimo, conferendo ingenti somme verso il primo: nonostante la persistente vulnerabilità che esprime.

Continua l’aggiustamento delle quotazioni azionarie. Se dal punto di vista ciclico e stagionale tutto si sta svolgendo secondo i piani, francamente disturba l’assenza di fenomeni di capitolazione, perlomeno a livello di indice.
Ieri lo S&P500 ha raggiunto la scadenza ciclica del Delta System di mercoledì 27, che dovrebbe avere intercettato un minimo in ossequio alla regola della alternanza della mappatura ciclica. Non si scorgono però setup di esaurimento del ribasso – che sia un Buy Sequential setup, o uno SMTP, o appunto una formale capitolazione – al di là di un evidente ed esteso ipervenduto: che però è condizione soltanto e non sempre necessaria; ma insufficiente per gettare i cuori oltre l’ostacolo.
Resta certo il sentimento misto fra indifferenza ed un certo compiacimento da parte di larghe schiere di investitori, che ad un mercato azionario vincente nel 2023, prediligono un reddito fisso a dir poco disastroso, e con poche probabilità di ribaltare le perdite ormai degli ultimi tre anni.
L’ultimo elemento di disturbo esterno è rappresentato dalla prospettiva di uno shutdown governativo negli Stati Uniti, nel caso le parti in campo non dovessero pervenire ad un’intesa entro domenica. Dal 1990 in avanti gli episodi analoghi sono risultati in tutto sei; spesso intervenuti in presenza di altri fattori esogeni di rilievo: la prima Guerra del Golfo, ed il tightening della Fed di fine 2018.
Questo blocco dell’attività amministrativa è durato variabilmente da pochi giorni a quasi due mesi. Il tratto distintivo risulta però l’andamento del mercato azionario: che da un mese prima, ad un mese dopo la paralisi del governo, ha conseguito una performance positiva in tutti i casi tranne uno.