Torna a crescere dopo 23 mesi il Leading Economic Indicator degli Stati Uniti. Quasi eguagliata l'esperienza terminata a marzo 2009: ulteriori argomentazioni a favore del bull market. Un rialzo sempre più esteso e premiante per gli investitori che hanno comprato ad ottobre.

Si abbatte un altro totem caro ai ribassisti. Dopo il nuovo record di durata di inversione della curva dei rendimenti americana, a sorpresa a febbraio il Leading Economic Indicator calcolato dal Conference Board torna a salire. Il decremento è durato 23 mesi: soltanto uno in meno rispetto alla sequenza record terminata a marzo 2009. Sarebbe immediatamente seguito un bull market, tuttora in essere.

I mercati azionari non perdono tempo, e la settimana scorsa all’unisono nuovi massimi storici sono stati registrati negli Stati Uniti dallo S&P500, in Europa dallo Stoxx600 ed in Giappone dal Nikkei. Gli investitori sorridono a tutte le latitudini. E Goldman Sachs adesso contempla la possibilità che a determinate condizioni lo S&P salga a fine anno fino a 5800 punti...

Stiamo facendo la storia anche in Italia. L’indice FTSE MIB sale per la nona settimana consecutiva, distribuendo generosamente laute plusvalenze. Dopo il +26% del 2023, siamo già a doppia cifra percentuale quest’anno, e non è ancora finito il primo trimestre. Comprensibile la frustrazione degli investitori in reddito fisso: il Barclays US Aggregate Bond TR Index, il più qualificato e ampio benchmark a disposizione, segna -1.3% da inizio anno: e come detto qui si computano anche le cedole incassate. Un altro anno nero per chi si è lasciato convincere alla preferenza per il mercato obbligazionario rispetto a quello azionario.

Un mercato oltretutto dalla crescita lineare e senza scossoni. Mai Wall Street ha ceduto il due percento o più nei consolidamenti sperimentati dal minimo di ottobre in poi; ed una seduta da -2.0% sullo S&P500 non la si registra da ben 273 sedute: più di un anno. Si tratta della quinta sequenza più benigna della storia. Il record spetta al 2003-2007, quando il mercato negò un calo di simile entità per complessive 949 sedute: tre anni e tre trimestri.

Colpisce il fatto che la vitalità della passata settimana sia intervenuta in un contesto stagionale altrimenti tipicamente impegnativo. Negli ultimi 50 anni soltanto altre 8 volte Wall Street è scesa nell’ottava precedente le scadenze tecniche di marzo, salendo la settimana successiva: una eloquente anomalia che nei mesi successivi ha prodotto un impressionante comportamento, come commentiamo nel Rapporto Giornaliero di oggi.

Apprezziamo comunque il fatto che il mercato stia seguendo fedelmente il copione dettato dai modelli previsionali. Un mese fa ci soffermammo sugli effetti di un saldo positivo nei quattro mesi a cavallo fra il vecchio ed il nuovo anno. Dal 2 gennaio lo S&P500 ha ricalcato fedelmente la previsione, fornendo sicurezza agli investitori: che possono orientare al meglio gli investimenti per i mesi a venire.