Cosa aspettarsi dopo questo entusiasmante recupero?
Da una perdita a doppia cifra percentuale ad un saldo praticamente immutato: il mese di aprile va in archivio promettendo di stabilire un primato. La casistica storica consente di definire una mappa probabilistica per i prossimi sei mesi di Wall Street.
C’è molta attesa per la prima lettura della crescita del PIL americano nel Q1, che sarà resa nota oggi. Perché l’accaparramento di prodotti finali e di parti componenti e semilavorati, da parte delle aziende USA prima dell’entrata in vigore del punitivo sistema tariffario congegnato dall’amministrazione Trump, ha provocato un boom una tantum delle importazioni, che graverà verosimilmente sulla dinamica economica del trimestre passato e di quelli che seguiranno. Il GDP Now calcolato dalla Federal Reserve di Atlanta, proietta un PIL in calo del 2.7% annualizzato. Al netto delle importazioni di oro, qui contemplate a differenza del dato ufficiale, la stima si attesterebbe al -1.5%: pur sempre meno del +0.3% mediano che emerge dal consenso dei 63 economisti ieri interpellati da Bloomberg. Si registra una notevole dispersione di valori attorno alla media, con alcuni che proiettano un PIL a +1.7% annualizzato, ma con un economista su 4 che prevede un tasso di crescita negativa.
Sarebbe nel caso un pesante colpo da commentare per la presidenza Trump, che ieri ha tagliato mestamente il traguardo dei primi cento giorni alla Casa Bianca. Una “luna di miele” conclusasi con la terza peggiore performance borsistica degli ultimi cento anni. Il Tariff Man in Chief non potrà ancora contare sul supporto della Federal Reserve. Stando al mercato a termine, le probabilità di riduzione dei tassi di interesse ufficiali fra una settimana sono virtualmente nulle, mentre per la riunione di giugno del FOMC il mercato a termine calcola due probabilità su tre di Fed Funds rate al 4-4.25%. A sei medi di distanza dall’ultimo intervento sul costo ufficiale del denaro, se non si tagliasse prima dell’estate questa fase di hold rischierebbe di risultare definitiva.
The Donald può però contare sull’approvazione del mercato azionario, reduce da un recupero strepitoso: capace di trasformare una perdita da inizio aprile del 13.8%, ad una limatura a ieri simbolica del -0.9%. A 24 ore dalla fine del mese, sarebbe clamoroso e senza precedenti un recupero integrale di questo vistoso drawdown. Dal 1950 si contano 14 precedenti di perdita inframensile a doppia cifra percentuale, seguita da un recupero di almeno 5 punti; soltanto 6 episodi di recupero superiore ai 10 punti, come occorso di recente. Il Rapporto Giornaliero di oggi spiega cosa attendersi in circostanze simili per i successivi sei mesi. Una mappa previsionale da tenere in adeguato conto d'ora innanzi.
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C’è molta attesa per la prima lettura della crescita del PIL americano nel Q1, che sarà resa nota oggi. Perché l’accaparramento di prodotti finali e di parti componenti e semilavorati, da parte delle aziende USA prima dell’entrata in vigore del punitivo sistema tariffario congegnato dall’amministrazione Trump, ha provocato un boom una tantum delle importazioni, che graverà verosimilmente sulla dinamica economica del trimestre passato e di quelli che seguiranno.
Il GDP Now calcolato dalla Federal Reserve di Atlanta, proietta un PIL in calo del 2.7% annualizzato. Al netto delle importazioni di oro, qui contemplate a differenza del dato ufficiale, la stima si attesterebbe al -1.5%: pur sempre meno del +0.3% mediano che emerge dal consenso dei 63 economisti ieri interpellati da Bloomberg. Si registra una notevole dispersione di valori attorno alla media, con alcuni che proiettano un PIL a +1.7% annualizzato, ma con un economista su 4 che prevede un tasso di crescita negativa.
Sarebbe nel caso un pesante colpo da commentare per la presidenza Trump, che ieri ha tagliato mestamente il traguardo dei primi cento giorni alla Casa Bianca. Una “luna di miele” conclusasi con la terza peggiore performance borsistica degli ultimi cento anni.
Il Tariff Man in Chief non potrà ancora contare sul supporto della Federal Reserve. Stando al mercato a termine, le probabilità di riduzione dei tassi di interesse ufficiali fra una settimana sono virtualmente nulle, mentre per la riunione di giugno del FOMC il mercato a termine calcola due probabilità su tre di Fed Funds rate al 4-4.25%. A sei medi di distanza dall’ultimo intervento sul costo ufficiale del denaro, se non si tagliasse prima dell’estate questa fase di hold rischierebbe di risultare definitiva.
The Donald può però contare sull’approvazione del mercato azionario, reduce da un recupero strepitoso: capace di trasformare una perdita da inizio aprile del 13.8%, ad una limatura a ieri simbolica del -0.9%. A 24 ore dalla fine del mese, sarebbe clamoroso e senza precedenti un recupero integrale di questo vistoso drawdown.
Dal 1950 si contano 14 precedenti di perdita inframensile a doppia cifra percentuale, seguita da un recupero di almeno 5 punti; soltanto 6 episodi di recupero superiore ai 10 punti, come occorso di recente. Il Rapporto Giornaliero di oggi spiega cosa attendersi in circostanze simili per i successivi sei mesi. Una mappa previsionale da tenere in adeguato conto d'ora innanzi.