L'ampiezza di mercato registra una partecipazione confortante. Lo S&P500 tenta di colmare il ritardo rispetto alle altre borse mondiali, ben più performanti quest'anno. Ma oggi gli occhi di tutti sono rivolti verso le buste paga di aprile. Sorprendenti a precise condizioni.

Sorprese a confronto. Mentre il tasso di crescita nell’Eurozona raddoppia rispetto al Q4, e consegue nel primo trimestre una crescita annualizzata del +1.2%; di converso negli Stati Uniti il 2025 si inaugura con un dato minore delle aspettative, e per la prima volta dopo tre anni in territorio negativo.
Comprensibile disagio e frustrazione del segretario al Tesoro USA Bessent: che tanto per non cambiare tira in causa la Federal Reserve, rea di tenere elevato il costo del denaro – spoiler: falso. Regredendo tasso di inflazione e di disoccupazione, il policy rate ottimale USA dovrebbe attestarsi al 5.5% - ed implicitamente di aver cagionato il 50% della definizione tecnica di recessione negli USA.

Schermaglie da comari, sospirerebbero gli investitori. Perché nelle ultime 17 sedute lo S&P500 ha guadagnato il 17%: un punto percentuale a seduta; ritracciando ieri sera più della metà del sostanziale bear market sperimentato. Circostanza non priva di effetti, come commentiamo più avanti.
Soprattutto, il recupero risulta corale, a giudicare dal fatto che, sempre con riferimento al paniere delle 500 società dell’indice citato, la Advance-Decline Line ieri sera è salita ad un nuovo massimo assoluto: precorrendo i tempi, auspicano gli investitori; e lavorando ad una riduzione del netto ritardo accumulato dall’inizio dell’anno.
Perché se il resto delle borse mondiali da inizio anno guadagnano il 9.1%, Wall Street a ieri sacrificava ancora il 4.7%. Certo il momento non è ideale, sulla carta; con il “Sell in May” che incombe. Tuttavia è il caso di rilevare come negli ultimi dieci anni, il mese appena iniziato ha arriso allo S&P500 in tutti i casi tranne uno. Conoscere per deliberare...

Il risk-on in atto probabilmente favorirà il tentativo di chiusura o perlomeno di riduzione di questo divario. Resta il fatto che diverse borse mondiali hanno conseguito un minimo di forza relativa rispetto agli USA, destinato a durare nel tempo.
Ma oggi gli occhi di tutti saranno giustamente puntati sul rapporto di aprile sull’occupazione USA. La previsione è per la creazione di poco più di 130 mila nuove buste paga, con stime che oscillano fra 50 e 170 mila unità; e con una deviazione standard alquanto contenuta fra le previsioni raccolte da Bloomberg. Vuol dire che un dato che non si collochi al di fuori del range 108-162 mila nuovi posti di lavoro, difficilmente costituirà una sorpresa.