Rispetto a Wall Street, il DAX è adesso sopravvalutato?

Mentre l'indice DAX si riavvicina ai massimi storici, con la netta determinazione a migliorarli (impresa già ampiamente riuscita in dollari), gli investitori si chiedono se a Francoforte stia gonfiandosi una bolla speculativa.

Domanda sempre di difficile soluzione. La molteplicità delle risposte possibili, a seconda dei parametri impiegati, e la sfumatura delle conclusioni, sulla base dell'orizzonte temporale di riferimento - storicamente il Price/Earnings GAAP ha una capacità zero di prevedere i ritorni di Wall Street nei prossimi dodici mesi - rimandano sempre al mittente il quesito.

Se ragionassimo in termini di confronto fra il Price/Earnings forward della borsa tedesca, e quello della borsa americana, concluderemmo che oggi il DAX è finalmente risalito a fair value, dopo essere risultato sottovalutato in termini relativi all'inizio dello scorso anno.

Il confronto infatti nei primi mesi del 2024 scivolava a -2 deviazioni standard rispetto alla media degli ultimi dieci anni. La rivalutazione delle borse europee rispetto ad una affannata Wall Street ha ristabilito le giuste proporzioni fondamentali, con il P/E relativo che collima adesso con la media.

Siamo però ben lontani dall'oggettiva sopravvalutazione raggiunta dieci anni fa: quando il Price/Earnings del DAX era di 2 deviazioni standard superiore al P/E americano; concedendosi oltretutto il lusso piuttosto abituale di un lieve overshoot e soprattutto di una persistenza su quei livelli.

Dopo quasi dieci anni di derating relativo, dunque, il DAX ed in generale le piazze europee stanno visibilmente risalendo la china nelle preferenze degli investitori: ben contenti di pagare uno sconto sempre meno scandaloso per comprare azioni di mercati dalle prospettive meno incerte rispetto alla variabilità che contraddistingue quest'anno il contesto USA.